Una tersa e ventilata mattina di marzo, un bambino, aiutato dal nonno,
fece innalzare nel cielo un magnifico aquilone. Portato dal vento, l’aquilone
saliva e saliva sempre più in alto, ma il nonno aveva legato saldamente una
estremità del filo al polso del bambino.
Lassù, nell’azzurro, l’aquilone dondolava tranquillo e sicuro, seguendo
le correnti. Due grassi piccioni chiacchieroni, che volavano pigramente, si
affiancarono all’aquilone e cominciarono a fare commenti sui suoi colori.
“Sei vestito proprio in ghingheri, amico”, disse uno. “Dai, vieni con
noi. Facciamo una gara di resistenza” disse l’altro. “Non posso”, disse
l’aquilone. “Perché?”. “Sono legato al mio padroncino, laggiù sulla terra”. I
due piccioni guardarono in giù.
“Io non vedo nessuno”, disse uno. “Neppure io lo vedo”, rispose
l’aquilone. “Ma sono sicuro che c’è perché ogni tanto sento uno strattone al
filo”.
Pubblicato il 19 ottobre 2012